martedì 24 settembre 2013

Le cerque non ha fatto mai melaranci

Trasferito, (tras/e)migrato, sradicato, esiliato, fuoriuscito, profugo.
Non c'è parola che si adatti davvero alla condizione attuale.
Vago - questa volta come aggettivo molto più che come verbo.
Solidamente precario, attaccato a ogni risorsa disponibile, appeso e concentrato in ogni gesto come fosse quello risolutivo: convincere un bambino a lavarsi le mani prima della merenda, cercare cartucce di cacciatori in mezzo all'erba di un campo, cavare chiodi da un legno marcio, aspirare a un luogo da chiamare casa, occupare spazi annullando il proprio valore di ingombro, cercare un nuovo modo di essere insieme.
Sfrutto questo limbo per capire i verbi primari: esserci, fare, divenire (qualcuno per gli altri). A partire da qui mi complico e provo a ramificare legami.
E poi mi prendo cura; co-immagino scenari; conosco o meglio imparo a conoscere.

Insomma, sono molto impegnato a condividere il mio tempo.

A presto, Compagni.
    

mercoledì 4 settembre 2013

Welcome (but only if it's on fire)

Le domande pretendono risposte. Le domande reiterate richiedono creatività nel rispondere, soprattutto se la lingua della domanda (ma non sempre della risposta) tende a cambiare a ogni istanza richiedente. O, quantomeno, il rispetto per la propria mutevolezza obbliga a vincere il tedio della risposta pronta e sempre identica.

Porque estas aqui?

Intento descubrir si me gusta vivir en el campo; si puedo vivir en una sociedad diferentemente civilizada; si, después de 8 horas de malezas, prefiero, tal vez, ir al supermercado a comprar los nabos.

La Polonia è a due passi, eppure non fa ancora freddo, ma, ai primi di settembre, si danno già le prime avvisaglie dell'inverno. Mi sono portato l' "Ulisse di Joyce nella traduzione di Celati" (come da copertina). Credevo mi servisse un libro mondo per starmene fuori dal mondo. Ho letto circa 300 pagine in 20 giorni. Forse non mi serviva così tanto.