C'era una volta un
uomo.
Quest'uomo era
giovane e aveva un vecchio portafoglio logoro nella tasca posteriore
dei pantaloni.
Nel portafoglio,
insieme a qualche documento e pochi spicci conservava con cura una
carta da gioco: la matta, il jolly. Quella carta l'aveva trovata per
terra anni prima un amico sempre attento alla strada e ai suoi
inaspettati doni.
Meglio ch'io spieghi
cosa intendo parlando di doni della strada. Ecco, per farvi un
esempio: l'amico un giorno aveva trovato sul marciapiede una mazzetta
di banconote tenute assieme da un ferma-soldi. 950 euro. A dirla
tutta, l'amico si era risentito per quella ridicola presa in giro.
950. Li aveva contati e ricontati. Niente: quei cinquanta euro
mancavano proprio. Assolutamente ridicolo.
Comunque sia, quella
volta l'uomo con la carta da gioco nel portafoglio stava seduto a un
tavolo. Non si può dire che fosse a suo agio; forse perché quel
tavolo non era suo e nemmeno dell'amico della carta. Ma soprattutto
perché a quel tavolo, di fronte a lui sedeva un altro uomo.
Dunque c'era, quella
stessa volta, un altro uomo.
Sì. La volta era la
stessa, ma la storia merita un nuovo inizio. Perché quei due uomini
non vanno mescolati né confusi. Sedevano allo stesso tavolo e
parlavano, ma provenivano da storie talmente differenti da richiedere
almeno due inizi. E un racconto che narri com'è che andò che due
storie così distanti a un certo punto si intersecarono.
Quell'altro uomo
era, come avrete forse intuito, il padrone del tavolo. Ma non era
questo a mettere a disagio l'uomo con la carta. No di certo.