giovedì 18 luglio 2013

Marius - un ritratto*

Lungo la strada, specie se piove e se c'è un bar, è assai facile incontrare persone. Marius sembra il classico rumeno, in Italia da 15 anni, parlata ancora strascicata con forte accento; ha una maglietta slabbrata e porta al collo una grossa catena con crocifisso. Appena apre bocca, attaccando bottone e sorseggiando il suo negroni senza ghiaccio delle quattro, non si può non notare che gli mancano i quattro denti centrali di sopra. Non puoi prendertela troppo con i tuoi stereotipi, se quello che hai davanti è il classico rumeno alcolista.

Marius vede gli zaini e le facce affaticate e beffardo chiede da dove veniamo. Gli spieghiamo la storia in breve, non per capacità di sintesi, ma perché subito parte il suo monologo: Marius quando era giovane ricevette dalla madre uno zaino. Era un vecchio modello sovietico, con la cornice in ferro, che con la tenda e tutto pesava 60 chili. Sua madre gli dice: “Con questo mandi i diavoli all'inferno.” Marius è serio. Il classico rumeno alcolista sborone.

A Marius piaceva la montagna. Negli anni '80, un Marius allora venticinquenne vagava per i Carpazi col suo zaino sovietico da 60 chili. Dormiva in tenda o dava 5 o 10 lechi ai pastori per un po' di formaggio o di polenta e un riparo. Poi ha cominciato a fumare e bere e in montagna non ci va più, consapevolmente.

Fuori dal bar diluvia, Marius non è spaventato dalla pioggia, lui sui Carpazi ha camminato con la neve alta fino alla vita. Giusto ora è di ritorno dalla pesca. Marius ha una barca sul Po, però ha bruciato il motore cercando di avviarlo con la batteria dell'auto. Allora niente barca, si è portato la tenda. Anche lui si è beccato il diluvio. Appena è cominciato, Marius si è spogliato, ha messo i vestiti in un sacchetto e ha montato la tenda, poi ci è entrato e ha rimesso i vestiti asciutti. Non capisce perché non facciamo la stessa cosa.

Marius non ha paura di niente. A voler essere precisi una volta ebbe un po' paura. Durante le sue scorribande sui Carpazi si svegliò che ancora non albeggiava e nella tenda, accanto a lui, trovò un orso. Marius da esperto scorribandiere dei Carpazi dormiva sempre con accanto un coltello e un machete. Marius guardò il machete, guardò l'orso, penso che l'orso era troppo grosso per il machete, prese il coltello e, tagliata la tenda, scappò su un albero. La mattina stava ancora lì quando un gruppo di tagliaboschi lo prese in giro per la stupida mossa di portarsi del cibo con sé nelle sue scorribande per i Carpazi. Marius a questo punto del racconto alza le spalle: cosa vogliono saperne quegli stupidi tagliaboschi di scorribande sui Carpazi?

Sceso dall'albero decise di aver voglia di andare al mare, di essere stufo dei Carpazi e degli orsi e degli stupidi tagliaboschi. Andò al mare: erano solo un centinaio di chilometri a piedi. Al mare comunque non pioveva, ma lui avrebbe saputo come fare. Il suo abbigliamento da montagna pare abbia destate alcune curiosità nei villeggianti.

Marius era abbastanza in disaccordo col regime di Ceauşescu, seppur conscio di aver introiettato un modo di pensare comunista, votato alla produzione e all'utilità sociale di ogni istanza individuale. Marius ritiene che i tre più importanti filosofi rumeni siano Cioran e altri due. Cioran è più conosciuto, ma solo perché ha scritto in francese. Secondo Marius un altro è più interessante di Cioran. Di base però Marius non è così tanto in disaccordo con Ceauşescu su un punto: i filosofi non è che servono a qualcosa. Cosa producono? Sono delle sanguisughe della società. Insomma quel filosofo più bravo di Cioran, condannato per reato politico di vita parassitaria, che in prigione se lo sono scopato in culo, che la moglie si è sposata a un altro, che una volta uscito si è messo a fare il raccoglitore del rusco – che in Romania è considerato lavoro disonorevole, tanto che ti pagano di più – un po' quel destino se lo è meritato.

Marius ci chiede cosa ne pensiamo del comunismo. Ma dal punto di vista filosofico. Naturalmente risponde lui: non è giusto che io debba lavorare. Io voglio stare a pescare con la mia barca e basta. O comunque a pescare. Giusto ora è di ritorno, non si è neanche fatto la doccia, ma tanto diluviava e aveva con sé il cane che è un pastore tedesco completamente matto che scavava sulla riva i fili dell'alta tensione. Dopo aver fatto smettere il cane, nel diluvio Marius si è spogliato, ha messo i vestiti in un sacchetto e ha montato la tenda, poi ci è entrato ha rimesso i vestiti asciutti. Non capisce perché non facciamo la stessa cosa.

Marius ritiene che sia la prima volta che fa un errore come quello della batteria dell'auto che ha fuso il motore della barca. Lui queste cose le sa: si occupa di costruire e programmare i sistemi elettronici di controllo dell'alta velocità per Trenitalia e all'estero. Le più importanti stazioni italiane le ha fatte tutte lui. Marius ritiene di essere il quarto o il quinto migliore nel suo campo. Che se metti uno di quelli impreparati a fare le cose che fa lui ci si ammazzano. Marius ha avviato con la chiave, di sua mano, varie centrali nucleari nell'Est Europa. E ora quegli stronzi del sindacato gli dicono che non può fare duecento ore di straordinario la settimana. Ma il lavoro lo sa fare solo lui e altri tre o quattro. Manda uno di quegli impreparati e vedrai con l'alta tensione... Il classico rumeno alcolista sborone un po' anticomunista ingegnere elettronico-nucleare.

Sono le 17.30, Marius è passato dal negroni a una birra; ordina un caffè corretto, che la birra la porta via e che deve andare a cena da sua moglie. Sua moglie è la quarta moglie. Delle due mogli intermedie non racconta. Dice che in Romania si divorzia in un'ora, se non ci sono figli. Se ci sono figli ci vuole di più: controllano chi può mantenere economicamente la prole e gliela affidano. Mica quelle cazzate italiane come gli alimenti. La prima moglie era russa, insieme hanno adottato un bambino, Marius gli ha fatto studiare autocad dai Salesiani e ora lavora a Verona e prende quasi duemila euro al mese; non male per un neodiplomato di vent'anni. Alla prima ex moglie ha lasciato la sua prima ex villa.

L'ultima moglie è rumena e aveva già un figlio suo, ma questo è un po' tardo non ha finito l'Itis e ora fa il giardiniere. Marius sta cercando di spingerlo verso la comunicazione multimediale che quello è un settore buco e poi ha chi lo può raccomandare, cioè Marius. Non se ne può più delle spintarelle tra parenti che si danno 'sti classici rumeni alcolisti sboroni un po' anticomunisti ingegneri elettronico-nucleari con tre ex-mogli non ha carico, villa e barca e senza incisivi superiori.

C'era anche la moglie attuale di Marius a pescare sul Po quando piovve. Ma mentre Marius si spogliava, metteva i vestiti in un sacchetto e montava la tenda, ci entrava e rimetteva i vestiti asciutti, lei intanto arrivava in macchina con un carico di birra. Quello che successe dopo, Marius ce lo occhiolina prima di salire in macchina e tornare alla sua villa, alla sua quarta moglie, al suo prossimo bicchiere o emergenza straordinaria nei sistemi elettronici di controllo dei Freccia Rossa.

*Questa storia viene da un vecchio attraversamento. Ho evitato qualunque riferimento spaziale preciso per tutelare il protagonista il cui nome è fittizio, ma le cui parole sono state riportate il più fedelmente possibile.

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