C'era una volta un
uomo.
Quest'uomo era
giovane e aveva un vecchio portafoglio logoro nella tasca posteriore
dei pantaloni.
Nel portafoglio,
insieme a qualche documento e pochi spicci conservava con cura una
carta da gioco: la matta, il jolly. Quella carta l'aveva trovata per
terra anni prima un amico sempre attento alla strada e ai suoi
inaspettati doni.
Meglio ch'io spieghi
cosa intendo parlando di doni della strada. Ecco, per farvi un
esempio: l'amico un giorno aveva trovato sul marciapiede una mazzetta
di banconote tenute assieme da un ferma-soldi. 950 euro. A dirla
tutta, l'amico si era risentito per quella ridicola presa in giro.
950. Li aveva contati e ricontati. Niente: quei cinquanta euro
mancavano proprio. Assolutamente ridicolo.
Comunque sia, quella
volta l'uomo con la carta da gioco nel portafoglio stava seduto a un
tavolo. Non si può dire che fosse a suo agio; forse perché quel
tavolo non era suo e nemmeno dell'amico della carta. Ma soprattutto
perché a quel tavolo, di fronte a lui sedeva un altro uomo.
Dunque c'era, quella
stessa volta, un altro uomo.
Sì. La volta era la
stessa, ma la storia merita un nuovo inizio. Perché quei due uomini
non vanno mescolati né confusi. Sedevano allo stesso tavolo e
parlavano, ma provenivano da storie talmente differenti da richiedere
almeno due inizi. E un racconto che narri com'è che andò che due
storie così distanti a un certo punto si intersecarono.
Quell'altro uomo
era, come avrete forse intuito, il padrone del tavolo. Ma non era
questo a mettere a disagio l'uomo con la carta. No di certo.
Il fatto era che il
padrone del tavolo era anche il padrone della casa, o meglio della
villa in cui quel tavolo si trovava; e del parco in cui stava la
villa; e del paese in cui stava il parco. Sue erano quasi tutte le
case dei dintorni, suoi gli ettari ed ettari di campi intorno,
coltivati a mais e irrorati di diserbanti e pesticidi.
Ma non era nemmeno
questo che metteva a disagio l'uomo con la carta. Perché, sebbene
l'uomo con la carta fosse un contadino, tuttavia non lavorava quei
campi di mais né abitava una delle case del paese.
L'uomo con la carta
lavorava invece una terra dello Stato e dallo Stato stava provando a
comprarla. E quel lavoro di contadino non gli era toccato in sorte,
se l'era scelto. Aveva studiato in città, ci aveva pure lavorato, e
poi aveva scelto di fare il contadino. Possiamo ammettere
senza riserve che la ricchezza dell'altro uomo gli incutesse, è vero,
un certo timore, ma non era questo ciò che davvero poteva metterlo
così a disagio. L'uomo con la carta aveva un'idea di mondo chiara e
precisa, una coscienza delle disuguaglianze e un concetto assai netto
di giustizia sociale: non erano i soldi a impressionarlo.
Ciò che lo metteva
veramente a disagio era l'impassibilità con cui l'altro uomo aveva
rifiutato le sue ripetute offerte. Perché, ovviamente, l'uomo coi
soldi possedeva qualcosa di importante per l'uomo con la carta.
L'uomo coi soldi era
arrivato dall'ovest venticinque anni prima: all'ovest stavano i soldi
e venticinque anni prima era l'anno in cui i muri cadevano. E ancor
più che le persone erano stati i soldi stessi a scavalcarne le
macerie.
Sono certo che
sarete in grado di ricostruire da soli questa parte della storia,
senza che io vi annoi con pipe di tabacco, speculazioni e nuovi
latifondi.
Anche l'uomo con la
carta veniva dall'ovest, ma venticinque anni prima era solo un
ragazzino. Non era ricco, ma aveva girato, visto un po' di mondo e
lavorato in tanti posti. Ora viveva in una fattoria non lontana dal
paese dell'altro uomo: una casa, qualche stalla e rimesse agricole,
campi tutt'intorno. E un rettangolo vuoto proprio al centro: mezzo
ettaro di cemento con parcheggiati furgoncini, vecchi trattori,
rimorchi, cassoni, pneumatici, pezzi di legna, tubi, aste di metallo,
mucchi di mattoni interi e rotti e macchinari arrugginiti e scoloriti
dal sole e dalle piogge.
Quel mezzo ettaro
era il cuore squallido, ma pulsante della fattoria. Ed era di
proprietà dell'altro uomo.
L'altro uomo era
anziano. Non aveva bisogno di niente, perché già si era comprato
quasi tutto. Terre e terre e chissà quanti ettari di cemento. Eppure
aveva deciso che quel mezzo ettaro gli serviva. Ci aveva fatto dei
progetti sopra.
L'uomo con la carta
non era il padrone della fattoria, ci viveva con la sua compagna e
una bimba di quattro anni. La casa, le rimesse e le stalle era
riuscite a comprarle anni prima un amico più anziano con una moglie
e una figlia. Anche lui viveva nella casa e faceva il contadino e
allevava pecore e maiali. E un tempo era convinto, e forse lo era ancora,
che Mao fosse il grande poeta della rivoluzione.
L'uomo con la carta
e la sua compagna coltivavano qualche ettaro di terra e ogni
settimana portavano decine di casse di verdura in città. Non a un
negozio, ma direttamente alle persone.
Anche per questo su
quel rettangolo di cemento volevano costruire una casa e avere spazio
per ospitare tutte le persone che mangiavano la loro verdura e che
dalla città venivano a lavorare insieme a loro. E pure quelle che in
futuro avrebbero voluto fermarsi e viverci, nella fattoria.
Insomma l'uomo con
la carta e la sua compagna ci avevano fatto dei progetti sopra, pure
loro, su quel mezzo ettaro di cemento.
L'altro uomo aveva
ricevuto tre lettere dell'uomo con la carta, con offerte assai
generose per l'acquisto di quel cemento. Ma aveva spiegato,
manifestando anche un certo fastidio per l'insistenza dell'uomo, che
quel pezzo di terra non poteva venderlo. Voleva usarlo per sé: gli
era necessario per metterci del letame. Sapeva bene che data la
vicinanza delle case ne poteva mettere solo una piccola quantità,
giusto un angolino in mezzo a tutto quel cemento. Però l'altro uomo
diceva che il cemento era suo e pertanto ci poteva fare quello che
voleva. Anche metterci solo un mucchietto di letame.
L'uomo con la carta
aveva valutato l'ipotesi di aspettare l'arrivo di quel letame,
caricarlo su un trattore e scaricarlo nell'elegante sala da pranzo
dell'altro uomo.
Aveva scelto invece
di tornare, di sedersi a quel tavolo e di sentirsi a disagio di fronte a
un uomo fermamente intenzionato a scaricare della merda di vacca sul
mondo che lui, la sua compagna e tutte le persone della città
stavano faticosamente costruendo.
Aveva quindi appoggiato sul
tavolo l'ennesima lettera con l'ennesima offerta per il terreno. Poi
aveva tirato fuori la matta dal suo portafoglio e l'aveva messa di
fianco alla busta...
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