A#2: BO - SI

Attraversamento #2: da Bologna a Siena 
(passando per la Via degli Dei e per il Festival della Viandanza).

Diarioguida*:

#2.4 il Trebbio - Firenze (Casa delle Compagne B.B. e Goodsaid)
#2.5 Firenze - S.Cristina (Casa di Compagna C.)




Una notte tranquilla nella Casa di Sexy Nasty Uop (Prima Grande Protettrice dell'Attraversamento). Da posizione dominante (il Soppalco degli Ospiti), osservo e ascolto i rumori della casa e della strada: qualche auto, calpestio ai piani superiori e un misterioso viavai notturno tra Stanza e Bagno di Compagno G.; ipotizzo che sia sopraffato da un misto tra ansia, emozione della partenza e problemi intestinali legati alla grande abbuffata di ieri.
Usciamo alle 9 abbondanti; fuori è una fiacca domenica mattina bolognese, poco traffico e un bel sole tiepido dopo il diluvio di ieri.


Seguiamo via del Pratello e Andrea Costa, dove simpatici e socievoli cittadini hanno inventato nuovi divieti:


Prima pausa, con brioches a domicilio, dalla nostra Seconda Grande Protettrice, la Compagna Claudié; con lei ci diamo un vago appuntamento a Firenze tra 4 giorni. Si sale, tra appassionati di jogging e - in minor percentuale - fedeli, verso il Santuario di San Luca. Comincia già a fare caldo.
In cima, un'insolita vita: grande ritrovo di ciclisti e panini con la porchetta. Un po' presto per noi. Ce li lasciamo alle spalle, già entrati nella mentalità dei viandanti.
Il terreno è scivoloso per le piogge recenti e a scendere verso Parco Talòn si rischiano i ruzzoloni.
Comunque sia, arriviamo incolumi e prendiamo il sentiero lungofiume.
Ciclisti impantanati e costretti a spingere le biciclette ci augurano buon viaggio e buona fortuna... Chiaramente in men che non si dica perdiamo il sentiero.
Con spirito di squadra provo a rendere meno disagevole l'attraversamento della vegetazione ai nudi polpacci di Compagno G., aprendo la strada a bastonate su rovi e ortiche. (prendetelo come un espediente narrativo, vi pare che io davvero mi sia messo a danneggiare la vegetazione all'interno di un parco!?).
Quando finalmente ritorniamo su una strada, uscendo dal parco è già praticamente mezzogiorno. Il sole picchia deciso, ricordandosi che l'estate si avvicina e tocca allenarsi all'afa. Pausa frutta secca e poi birrino in riva al fiume, nel celeberrimo posto dove si mangiano le tigelle (dai, quello là! Sicuro che sai che ce l'hai presente, ci viene un sacco di gente anche se è un po' fuori mano). 
Noi non gli faremo pubblicità perché: 
1) Non ci ha trattato con particolare riguardo. 
2) Il gestore - a detta di Compagno G. - parla uguale uguale all'onorevole Pierferdinando Casini ("voi siete le persone che ci siete stati vicini!")

Raggiungiamo la vite del Fantini che - a occhio - sembrava in salute con anche piante "figlie" al suo fianco. Tra l'altro hanno finalmente cercato di recuperarla e vinificare
Superiamo il il giardino botanico e B&B Nova Arbora, che mi sfamò e ospitò gentilmente l'anno scorso; prima di raggiungere Badolo paese, prendiamo il sentiero a sinistra per salire - ancora digiuni salvo un po' di frutta secca - a Monte dei Frati.
Poco prima di Monte Adone ci fermiamo a decdere il da farsi, Compagno G. è giustamente provato e scartiamo l'ipotesi di salire in vetta: aggireremo l'ostacolo per raggiungere Brento direttamente dalla strada. Compagno G. sembra ritrovare nuove energie dalla scampata salita:
Aggiriamo il monte - ma dalla parte sbagliata! - e raggiungiamo Brento alle 5 passate. Finalmente mettiamo qualcosa di sostazioso sotto i denti, e nell'euforia per le calorie assunte convinco Compagno G. a tentare di arrivare a Monzuno.

Allettato dalla promessa di una cena in pizzeria, distratto da futili chiacchiere e coinvolto dalle mie coinvolgenti declamazioni della guida su Monterumici e "la battaglia decisiva per lo sfondamento della linea gotica e conseguente vittoria alleata sul fronte meridionale durante la Seconda Guerra Mondiale.",  arriviamo arrancando a Monzuno. 
Passo a salutare la simpatica barista - che l'anno scorso ci diede asilo per un intero pomeriggio temporalesco - dopodiché  ci dirigiamo verso il centro paese per l'agognata pizza.
Nel frattempo è sceso il buio e montiamo la tenda (sulla nuda terra sotto la pineta del Verde Pubblico all'ingresso del paese, già addocchiato prima di cena). Fredda, dura, nuda terra.



Smontiamo la tenda fradicia d'umidità mattutina e per prima cosa mi calo nel ruolo di esperto escursionista e veterano della cura delle vesciche:
Colazione sostanziosa dalla Compagna Bontà (così chiamata perché barista qui). 
Si parte, sbagliando subito un paio di strade, verso Monte Venere; ritroviamo il sentiero; lo riperdiamo; ne imbocchiamo uno sbagliato e tagliato in due da una piccola frana; arriviamo nel paesino di Cedrecchia e, invece di tirare dritto per la strada, prendiamo un sentiero che scende a Zaccanesca e ci costringe a ulteriore asfalto; per tralasciare l'errore in ingresso del paese dove prendiamo una strada chiusa e in salita. (Mi assumo la responsabilità di tutto)
Insomma ci mettiamo 2 ore e mezza abbondanti a raggiungere Madonna dei Fornelli.

Qui ci viene in soccorso un panino con lardo casereccio della benedetta stirpe dei G. (sia lodata la Signora Madre di Compagno G., sempre sia lodata e onore pure al porco dei cugini e pace all'anima sua ed eterna gratitudine) ci rimette in forze.
Saliamo, sull'onda dell'euforia carnivora, fino al Monte dei Cucchi.
Comincia però di lì a poco a manifestarsi quella che d'ora in avanti la scienza medica nelle sue forme più divulgative registrerà come "Sindrome da Sforzo Pedestre di G. (S.S.P.G.)".
Si tratta di un curioso fenomeno di stampo lievemente patologico, riscontrato per l'appunto nell'eponimo Compagno G., i cui sintomi più evidenti consistono in:

1) abbassamento di capo;
2) sguardo vacuo e fisso al suolo;
3) silenzio assorto et pensoso;
4) arti superiori appesi per mezzo delle ultimi falangi delle mani alle cinghie del bagaglio, più per un'apparente incapacità di concepirne l'altrimenti ordinaria posizione "a penzoloni" che allo scopo di un effettivo sgravio del carico sulle spalle.

Tale Sindrome da Sforzo Pedestre di G. si aggraverà nel corso dei giorni seguenti...
Passando un po' il tempo nella ricerca del Bordone Perfetto e, questa volta, senza inutili deviazioni raggiungiamo Piana degli Ossi, prima, e Cima le Banditacce, poi.
Proseguiamo nel bosco fino all'incontro con un bivio: lo batteziamo dopo un breve ma intenso confronto con la mappa come "il bivio per Traversa" (e fortunatamente abbiamo ragione).
Rimessa in opera dell'ormai classica (e già qui collaudata) Strategia Bar Centrale: un anziano traversano mi accompagna al campo sportivo dove ci permette di piantare la tenda e usare il bagno-magazzino.
La sera, ottima zuppetta pronta e schiacciata toscana.
Aneddoto della schiacciata:

Salgo due volte al panificio per comprare qualcosa; per due volte mi dicono di tornare più tardi, che ancora non c'è nulla di pronto.
La terza volta torno e mi intrattengo un po' con il Compagno Panettiere di origine africana, che è da solo a lavorare in notturna. Mi godo i 15 gradi di differenza rispetto alla gelida serata esterna e chiacchiero amabilmente, da gran conversatore che sono (non sempre e comunque solo in finale di tappa, da stanco e dopo una giornata passata con un compagno affetto da SSPG).
Compagno Panettiere non riesce a comprendere il motivo della nostra scarpinata; glielo spiego; non lo convinco; mi ritiene in modo evidente un po' folle. Forse in segno di solidarietà con l'assurdità del gesto, mi fa pure lo sconto.



Verso le 6 comincia a scendere una pioggia fina che tamburella insistente sulla copertura della tenda. Usciamo e cerchiamo di trascinare tutto al coperta di una tettoia. Alla prima tregua smontiamo e mettiamo al coperto anche la tenda. Mentre Compagno G. prova a usufruire dei servizi igienici, preparo del the e scopro che alcune Signore Compagne Traversane sono già al lavoro in quella che scopro essere la cucina della pro loco. 

Scambiamo qualche frase di circostanza: 
CCTT - Freddo stanotte eh? 
io - Sì, ma abbiamo messo addosso tutto quello che avevamo... pensavo peggio...
CT1 - Ah. E dove andate oggi? 
CT2 - Sì dove andate? 
io - Verso San Piero a Sieve. 
CT3 e 4 - Dove? Dove? 
CT1 e 2 - A San Piero! 
CT3 - Ah... 
CT 4 - Ah bene bene... 
CT2 - La fa più caldo. 
io - ah... 
CT 1 - Eh sì... 
CT 3 - Giù in valle non c'è mica il freddo di qua. 
CT 4 - E non c'è mica tutta quest'umidità... 
CT 2 - Che? 
CT 1 - Giù a valle fa più caldo... 
io - ah bene... 
CT 3 - bene bene... 
CT2 - Eh sì giù a valle... 
io - si bé... io vado... buona giornata... 
CCTT - buonagiornata... 

Raggiante di trionfo (almeno parziale), mi raggiunge compagno G.; pare aver smesso di piovere, ma ci mettiamo in tenuta da pioggia lo stesso, coprendo gli zaini per non doverci fermare subito, se dovesse ricominciare.
In realtà ci fermiamo subito comunque, per prendere un caffé al bar.
Stupefatti dal contenuto degli aneddoti, ma soprattutto dall'insesauribile desiderio di raccontarne del Signor Barista, ci divincoliamo dal suo fitto chiacchiericcio per riprendere l'asfalto verso la Futa. 
In breve oltrepassiamo la rotonda della provinciale e torniamo sul sentiero. Saliamo a Monte Gazzaro dove costringo un restio e poco entusiasta Compagno G. a lasciare la sua firma. 

Scendiamo a lungo, fino al passo dell'Osteria Bruciata dove esce finalmente il sole; asciughiamo la tenda e la impacchettiamo. Ma - decisione poco lungimirante - la lascio da portare a Compagno G., drogandolo di Coraggio (cioccolata alle nocciole). 
Arriviamo a S.Agata dove riesco a prendere due meritate birrette, giusto un minuto prima della chiusura del bar. Finiamo il rimanente lardo della Signora Madre di G., infilandolo nella rimanente schiacciata scontata da Compagno Panettiere. Son soddisfazioni. 
Insomma, confortati dalle calorie ci mettiamo in cammino verso S.Piero a Sieve: un paio d'ore di strada noiosa e quasi perfettamente pianeggiante. 

Di questa parte di strada poco da segnalare: l'incontro con un cane molto grasso che arranca, sbuffa e ansima cercando di tenere (senza successo) il passo dei padroni, e lo svelamento della Terza Grande Protettrice dell'Attraversamento.


Compagno G. ricomincia a manifestare segni sempre più evidenti di SSPG (vedi sopra); per infondergli nuova linfa, faccio una "regale" scorta di cibo e frutta al supermercato. 
Mangiamo e riposiamo nel parchetto lungofiume dall'aria post-apocalittica, ma la stanchezza è tanta e questa volta il cibo non sembra sufficiente a farcela scordare. 

Sorge dunque il bisogno di un bar; la Provvidenza si manifesta sotto forma di "circolino": un ARCI al primo piano di un palazzo nella piazza centrale (una sorta di mitologico "Bar Centrale Sopraelevato"). Compagno G. rifugge saggiamente la birretta optando per della caffeina. 
Subdolo, falso e ingannatore (e un po' pure dimentico della reale lunghezza di quest'ultimo tratto) convinco il mio socio a intraprendere l'ultimo sforzo verso il Trebbio. 

Per chi ha la tenda, la soluzione migliore è fermarsi prima, lungo la strada di Gabbiano, oppure proseguire fino al castello di Trebbio (almeno un’altra ora e un quarto di cammino). In questo caso, raggiunta Piazza Colonna da via Calimara, si sale lungo via dell’Antica Posta e via Medici, superando le ville Schifanoia e Adami (oggi biblioteca comunale). Da qui si imbocca sulla destra, in salita, via della Fortezza, finché non si arriva a un bivio. A destra si va a visitare la fortezza, mentre proseguendo lungo la sterrata si scende verso la ss. 65 della Futa e la si raggiunge dopo circa 1 km. Si gira a destra e poi subito a sinistra seguendo le indicazioni per il Trebbio, dove si arriva con circa 4 km di strada e gli ultimi 200 metri di dislivello. 

All'inizio della salita mi riprendo la tenda; cerco di supportare Compagno G. tramite poveri espedienti: lo precedo di una ventina di metri, lo incito di tanto in tanto con sfavillante retorica, lascio a terra la borraccia a fargli da "mèta" intermedia... 
Ci vogliono almeno tre quarti d'ora dall'inizio della salita, ma ce la facciamo: arriviamo in cima. Compagno G. si riprende, mentre io monto la tenda accanto alla chiesetta, e alla fine mi dice: "ne valeva la pena." E in effetti:



Anche questa mattina piove, più deciso di ieri, ma non più a lungo. Il tempo di una colazione e di infrfradiciare la copertura della tenda.
La chiesetta - di cui già ieri sera scoprimmo uno dei molteplici usi possibili

- anche stamane si presta a riparo per colazione e impacchettamenti vari. Prendendo a sinistra al trivio del Trebbio, si scende fino alla Provinciale, la si attraversa subito prendendo una stradina che, sul lato opposto passa sotto a un cavalcavia e procede in leggera salita.

Al nuovo incrocio, i segnali ufficiali intimano di prendere la strada in salita (lo facemmo l'anno scorso ma ci perdemmo e ritrovammo il sentiero solo più avanti e dopo gran smaronamenti&smadonnamenti); questa volta seguiamo i segnali CAI 00 e prendiamo, poco più avanti, un sentiero che inizia parallelo all'altro e poi s'allontana per riallaciarsi (almeno credo) alla variante che sale direttamente da San Piero senza passare al Trebbio.

Arriviamo, già stanchi, alla Badia del Buonsollazzo. Che di sollazzo ce ne sia ben poco appare chiaro fin da un centinaio di metri di distanza. Stato d'abbandono, erbacce tutt'intorno, cancello chiuso... Facciamo una squallida pausa sull'asfalto dove stendo anche la tenda a prendere quel poco di sole che nel frattempo è spuntato. Mangiamo uova sode, frutta secca e Coraggio. Grazie alle nuove energie, ripartiamo e raggiungiamo (abbastanza) tranquillamente Monte Senario.

Lungo la strada ci imbattiamo in una coppia di anziani escursionisti (a occhio olandesi); lui lo colgo in flagrante, mentre orina allegramente in mezzo a una spianata ventosa piena d'alberi abbattuti. Ci chiacchiero un poco, aspettando Compagno G. che è rimasto un po' indietro; mi spiegano che sono ararrivati in autobus in un paesino a un paio di km da lì e che vanno verso Fiesole.
"So you're coming with us!" - faccio io; la signora mi sorride, ma non si fida. Col marito se stanno piantati lì a studiare la mappa, finché non ce li lasciamo alle spalle uscendo dal loro campo visivo.

Al monte Senario ci facciamo un caffettino dal Frate Barista Camaldolese subito prima che chiuda il bar ("bar dei frati" è indubbiamente un sottogruppo alquanto interessante nella fenomenologia dei bar, soprattutto per i liquori prodotti nel monastero).
Compagno G. ha parlato poco, anche se le uova soda hanno fatto il loro dovere.  

INIZIO FLASHFORWARD
È passata circa una settimana dal nostro arrivo a monte Senario; sono tornato a Bologna e passo a casa di Sexy Nasty Uop. Seduto al tavolo, alle 10.30 di mattina, c'è Compagno G. che mangia latte e cereali... e uova sode. 
Esiste il mal d'Africa, ma pure il mal d'Attraversamento. 

FINE FLASHFORWARD. 

Torna a comunicare per rivendicare il diritto alla pausa pranzo ; viene esaudito su un rettangolo di praticello tagliato di fresco, nei pressi delle Tre Croci (che non ho mai capito dove stanno). L'ultima salita la facciamo da soli fino al Poggio Pratone. Anche qui la pausa è breve, si scende verso Fiesole: delle diverse entrate a Firenze, scegliamo la più brutta ma più breve. La sosta alla casa de Popolo di Fiesole è quello che ci voleva.

Inizia la mia ricerca di un posto dove passare la notte, mentre Compagno G. si informa sugli orari dei treni per Bologna.
Come prima possibilità, sull'onda del vago appuntamento datoci 4 giorni fa, penso a Compagna Claudié che però, in sentimental-amorose faccende affaccendata, dichiara la sua indisponibilità a fornirmi un tetto e un letto (per questo viene spuntata dalla lista delle Grandi Protettrici).
 Scatta il Piano B(B) - no, questa volta la Strategia Bar Centrale non c'entra; chiamo invece l'antonomastica Compagna B.B. e chiedo di poter occupare la sua stanza in sua assenza.

Risolte tali impellenti questioni, scendiamo verso il centro e la Stazione. Riusciamo a perderci: vecchie signore distinte ci forniscono indicazioni errate, mentre signori meno distinti ci forniscono indicazioni che non capiamo. Alla fine raggiungiamo Santa Maria Novella dove frettolosamente saluto Compagno G.

Il resto (forse) lo sapete (dal post: Firenze - Occupy BB) Chiedo informazioni per raggiungere la casa di Compagna B.B. (...) e l'omino:

-5 euro.
-Addirittura...
-Bè se prendi il taxi te ne chiede 9...
-Come ragionamento non fa una piega, ma io ci vado a piedi.
-Dai facciamo che quando torni mi dai 2 euro.
-Certo...

Piazza Duomo è il mio primo luogo off-limits per debiti.

La giovane Compagna Goodsaid mi ha accolto con un piatto di cibo e io mi sono quasi commosso.
Domattina si cerca di fuoriuscire dalla città. Mi aspetta tanto maledetto asfalto e dubito che la cartina (Chianti e Colline Senesi - 1:50.000 di Multigraphic - che già fa pessime le 1:25000...) mi sarà di grande aiuto.

#2.5 Firenze - S.Cristina
Insomma qualche disavventura mattutina, ma fuori il tempo è bello e l'ora è propizia alla camminata in città.



Fatta un po' di via Senese verso le due strade e il Galluzzo, inizia il diluvio.
Evitando i punti più profondi di un asfalto ormai allagato imbocco in salita, poco prima della Certosa, la SP4 volterrana.

La nuova giacca fa il suo dovere, e quindi in circa venti minuti mi ritrovo nella strana condizione di essere completamente fradicio dalla vita in giù e perfettamente asciutto dalla vita in su.
Continuo così per qualche km, poi chiamo un'amica autoctona per indicazioni su vie secondarie, cavedagne e affini. Non capisco nulla di quel che mi dice e imbocco l'ingresso sterrato di una sorta di parco alla mia destra (direi questo).
Sbuco, dopo una ventina di minuti, in via della Romola. La mia affermazione

si rivela frettolosa: la sto percorrendo nella direzione sbagliata. Me ne accorgo grazie a un incontro fortuito con un ciclista steineriano - per la precisione un professore d'inglese in una scuola Waldorf che da vent'anni ha scelta di smettere di usare l'automobile.
Dopo un cambio di scarponi, che infastidisce notevolmente un barista di Cerbaia e lo spinge a esibirsi in un acre rimbrotto nei miei confronti, sono pronto per partire alla volta di casa di Compagna C.

Costei abita una frazione di San Casciano che io credo ottimisticamente dietro l'angolo. In tranquillità comincio già uscito da Cerbaia a raccogliere fiori di campo da offrire alla mia gentile ospite.
La via si rivale ben più lunga del previsto è tutto asfalto, anche se con pochissimo traffico. Insomma arrivo poco prima del termine ultimo concessomi: le 14.30.

Mi aspetta un piatto di pasta e una gigatesca coppa di insalata e cipollotti (anche se poi scoprirò che non era previsto che me la mangiassi tutta...).
Dopo un pomeriggio solitario, Compagna C. mi regala la prospettiva contemporanea sul mio percorso di oggi: per la serata torniamo in città in macchina.

Aneddoto della serata;
Agraria, Aula Murales, Conferenza sul Diritto Animale:

un arrogante vecchio professore arringa la folla sulla stupidità dei carnivori. Io da stupido onnivoro mi rintontisco bevendo pessima birra. Intanto mi guardo (e ascolto) intorno:



#2.6 S.Cristina - Monteriggioni

Con l'aiuto del simpatico genitore di Compagna C. elaboro il "migliore dei tragitti possibili" per Monteriggioni.


O meglio, mi si dice più o meno come arrivare da Santa Cristina Salivolpe a Tavarnelle V.P. senza fare così, ma passando per un po' di sterrati:
scendo da via del molino, prima di raggiungere una casa prendo a sinistra e raggiungo la strada comunale di Bonazza: ricomincia l'asfalto, ma molto molto secondario. Insomma la mattina comincia bene: buon umore ed entusiasmo. Quasi eccessivo...


Raggiungo Tavarnelle e scopro che ha già una dimensione sufficiente a rischiare di farmi perdere... Fortunatamente tallono una signora che mi indica la via pedonale (non era difficile, dato che sta a lato della Cassia...) per raggiungere Barberino Val di Pesa.  
Da Barberino la Cassia sarebbe la via più diretta, ma allungando un po' riesco a evitare il traffico. Esattamente così (anche perché perdersi sarebbe stato difficile, nonostante il mio innato talento):



Un ingresso in perfetto stile bucolico: statali, rotonde immense, traffico, industrie, smog...
Arrivo in centro stanco e affamato, condizione che mi porta a errori di valutazione alimentare:


Esco da Poggibonsi cercando una via meno traumatica dell'ingresso. Trovo dei sentieri che mi portano in un'olivaia e nel giardino di una casa (una di queste). Trovo uno sbocco sulla strada e una stradina sterrata verso "Maltraverso" - per una volta è pure segnata sulla mappa. Chiaramente sbaglio un bivio (ma non era segnato) e sbuco  sulla statale a 3 km da Staggia.
In paese comincio a comincia l'avventura delle indicazioni:



Continuo a tentoni, finché non trovo, in mezzo a una stradina tra i campi, il mio salvatore e aguzzino:

Sto camminando da circa 7 ore, quindi diciamo che sono abbastanza provato, l'omino sta facendo il suo jogging giornaliero e non si formalizza molto né sul mio stato di forma né sulla lunghezza o brevità del percorso né sulla velocità da tenere.



Mettiamola così, questa era la via più breve e diretta (poco più di 5 km):


Questo è - approssimativamente - quello che faccio io (fino a Strove guidato dall'omino e poi, finalmente e dopo lunga contrattazione, lasciato solo) -15 km circa...







L'ultima pare vede il ritorno di un mio grande classico:
Ad Abbadia a Isola comincio a vedere il traguardo (mancano in realtà ancora trenta minuti abbondanti) e posso dire orgoglioso di avere ancora la lucidità per prendere accordi logistici e riproporre il secondo classico.

Arrivo, stremato, ma arrivo.


 
#2.7 Monteriggioni - Siena

Per due notti, ho dormito (poco) accampato in tenda a Monteriggioni, ho camminato con ciechi, disabili, guide esperte e autori televisivi, scrittori sotto pseudonimo, spernacchiato programmi Rai: La mattina di domenica, parto presto per Siena, già stanco morto e per la prima volta seguo il sentiero senza dover troppo pensare (e senza, a dirla tutta, guardarmi troppo intorno): sono sulla francigena, quasi un'autostrada.
A parte qualche passaggio stile giungla agricola,



arrivo senza problemi a Siena. Oggi è il 2 giugno, festa della Repubblica, e pure domenica; la città è affollata di turisti desiderosi di registrare tutto il registrabile.
In Piazza del Campo dichiaro concluso anche l'appendice dell'Attraversamento #2:

Qui qualche aneddoto sul festival, un paio di riflessioni e i doverosi (ma lacunosi) grazie.


* Guide e mappe:

Per la tratta Bologna - Firenze (Via degli Dei), ci sono un paio di guide (forse più utile la cartografia 1:25.000 che la guida stessa che ha mappe 1:50.000, riadattate alla pagina e poco chiare) Ma se volete andare al risparmio, visto e considerato che di Appennino si tratta e non di giungla selvaggia, può essere sufficiente la Guida Pratica aggiornata di Wu Ming 2 (i download dei vari formati all'inizio di questo post) magari mettetici insieme questo, che un profilo altimetrico è sempre -almeno psicologicamente - utile.

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