martedì 10 giugno 2014

Appunti di lavoro #2 - Teoria delle Catastrofi

Teoria delle Catastrofi

Immagina una struttura ondulata.

Dovunque tu lasci cadere una sfera, quella rotolerà e finirà per fermarsi in una delle parti concave (Punto di Quiete - q).
Ora, immagina di dargli una spintarella: la sfera risalirà un po' la china; poi, esaurita l'energia, tornerà in q. Il sistema sottoposto a perturbazioni rimane stabile.



Ora immagina di dare delle spintarelle deboli, ma ravvicinate. La sfera non ha il tempo di tornare in fondo, men che meno in un stato di quiete. Piano piano risalirà la china fino al culmine della convessità. Quello è il Punto di Catastrofe (C). Esattamente all'opposto del Punto di Quiete, nel Punto di Catastrofe è sufficiente una perturbazione infinitesimale per ricadere indietro o causare il totale sconvolgimento del sistema.

Il problema nel comprendere quello che succede in noi o intorno a noi è che pensiamo che le catastrofi siano tipo tsunami: arriva un'onda enorme e travolge tutto. Catastrofe.
Questi cambiamenti in realtà sono rarissimi e spesso farlocchi, perché nascondono molteplicità che malcaghiamo, distratti dallo spettacolo dell'Evento.
(L'infinità di microeventi che potremmo scovare dietro all'onda anomala)

Infine: pensa quella palla come un soggetto e le spintarelle come predicati occupati dal soggetto (vedi Appunti di lavoro #1).

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